Figli o lavoro? Una scelta che frena l'economia

Figli o lavoro? Una scelta che frena l’economia!

Le donne italiane fanno i conti con il proprio portafogli prima di mettere su famiglia.

Quando la famiglia viene popolata grazie all’arrivo dei bambini, ci si concentra prevalentemente sugli stessi; molte donne preferiscono perfino abbandonare completamente il loro lavoro pur di concentrarsi su tutto ciò che riguarda i piccoli.

Una scelta difficile, del resto, poiché se da un lato si vuole dedicare anima e corpo ai bambini, dall’altro si resta temporaneamente senza un guadagno.

La cosa non va bene a nessuno: l’economia dello Stato in questo modo rallenta, la famiglia resta senza uno stipendio aggiuntivo e a lungo andare diventa una situazione che può causare anche problemi economici.

La verità è che in Italia si fatica tantissimo a trovare un valido lavoro per le donne che hanno appena partorito.

Ancora più disastrosa è la situazione di coloro che devono lasciare temporaneamente la propria occupazione a causa della dolce attesa.

Molte, infatti, perdono il proprio impiego in maniera definitiva; altre fanno fatica a rientrare.

Tutto questo considerando che nel Bel Paese la percentuale delle donne che lavora è vicina al 50% (mentre, per esempio, in Germania questa percentuale è superiore al 72%, nel Regno Unito poco sopra al 70% e nella Francia al 62%).

Il nostro Paese, insomma, per quanto concerne il lavoro femminile rappresenta nuovamente il fanalino di coda.

Peggio dell’Italia soltanto la Grecia, che di suo ha comunque un divario tra i sessi meno evidente rispetto a quello italiano.

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Da cosa iniziare?

Si dovrebbe partire dal gap demografico, che nell’ultimo periodo sembra aver raggiunto dei livelli strabilianti.

Ma ci sono anche altri temi a cui prestare attenzione e uno di questi riguarda le difficili scelte che ogni donna deve fare nella propria vita.

Stando a quanto riportato da uno studio targato Istat sulle famiglie e il mercato del lavoro riferito al 2018, sono soltanto il 27,5% quei nuclei famigliari in cui lavora sia il padre che la madre.

Altresì nel 16% dei casi il papà lavora full-time, mentre la madre viene assunta a lavorare part-time.

Per questo il contributo femminile alla crescita economica viene a mancare e il reddito famigliare dei nuclei con figli continua a essere uno dei minori in tutta l’Eurozona, specialmente per quanto concerne i ceti sociali più bassi.

Dunque, un miglioramento delle misure che riguardano le donne con bambini non avrebbe solo un effetto positivo sul lavoro femminile, ma anche sulla fecondità.

Inoltre sarà ridotto il rischio di povertà materiale ed educativa.

Ma cos’è che manca?

Ovviamente la volontà politica di fare qualcosa di utile per le donne, che così non dovrebbero più far fronte agli immensi problemi incontrati in un mercato del lavoro che, nonostante sia sempre più ampio e anche molto problematico, manca da troppo tempo.

Ma non sono soltanto i problemi sul lavoro a rendere difficile la vita alle donne, bensì il diritto all’istruzione a partire già dalla prima infanzia.

Lo Stato, che dovrebbe incentivare la formazione dei bambini del ceto più basso, sembra invece svolgere la funzione di un passivo osservatore.

Progetti per il lavoro femminile.

La cultura della conciliazione che vede la donna con i bambini contrapposta a un posto di lavoro fisso, deve poter entrare nelle aziende e nelle imprese, specialmente in quelle medie e piccole, poiché in Italia manca da troppo tempo ormai.

Le esperienze positive a questo proposito nel Bel Paese non mancano di certo.

Basti prendere in considerazione il Trentino Alto Adige, dove già esiste una cultura simile che permette al gentil sesso di conciliare la propria esperienza lavorativa con quella da neo-mamme.

Tutti i miglioramenti in tema di lavoro femminile sono senz’altro ben visti non solo dalle donne stesse, ma anche dai datori di lavoro.

I cambiamenti devono essere quelli strategici e sistemici, per realizzare delle politiche pubbliche affinché si possano continuare a produrre i benefici demografici, economici e quelli sociali sul territorio.

Niente strane cure o idee troppo futuristiche, insomma, bensì un approccio con un occhio di riguardato alla parità dei generi, che in Italia ancor oggi manca.

Una parità che può comunque regalare diverse soddisfazioni a una grande varietà di cittadini italiani.

Attualmente sono già in via di sviluppo diversi progetti utili per offrire alle donne l’opportunità di lavorare ed essere mamme al contempo, senza che queste debbano perdere per forza il proprio posto di lavoro oppure dover lottare per rientrare.

Altresì bisogna lavorare affinché le neo-mamme non abbiano solo un posto di lavoro part-time, bensì vengano assunte con contratti full-time, a tempo indeterminato.

Qualcosa che a molti sembra pressoché un sogno, un’utopia; eppure si tratta di una realtà concreta già per un gran ventaglio di Stati…

Perché in Italia sei obbligata a fare a meno di questa possibilità, dovendo scegliere tra la tua professione ed i progetti di vita personali?!

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