Museo della vagina a Camden Town
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Il primo Museo della Vagina apre il 16 Novembre

Il nome potrebbe scioccare o addirittura far ridere. Ma tranquille, non è come pensate!

Se lo stigma ha conseguenze sul mondo reale, non riuscendo nemmeno a pronunciare la parola vagina, si pensi a quanto tremendamente influisca sulla salute.

Ma partiamo dal principio…

Florence Schechter, laureata nel 2014 in biochimica presso l’Università di Birmingham, è anche una comunicatrice scientifica, una comica, una presentatrice, una produttrice di video, una formatrice e tra le altre cose inaugurerà a metà Novembre un Museo della Vagina.

A quanto pare non vuole più dormire!

Le sue ultime parole famose furono scritte da lei stessa nel 2017 in un tweet:

“Il mondo ha bisogno di un museo della vagina!”

La stessa idea, per quanto riguarda però l’organo maschile, l’ebbe a Húsavík in Islanda Sigurdur Hjartarson.

Nel 1974, questo professore di storia inaugurò l’attuale Museo Fallologico (https://phallus.is/it/).

E allora, perché non creare anche un Museo della Vagina?

Detto fatto! Grazie ad una campagna di crowdfunding durata 2 anni, che ha accolto donazioni per un totale di quasi 50 mila sterline, il Vagina Museum è così pronto a fare il suo debutto in società il 16 di Novembre a Brighton, in Inghilterra.

Aperto a persone di ogni età, sesso e orientamento sessuale, il museo più esattamente si troverà all’interno delle Unità 17 e 18 del mercato di Camden.

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Gli obiettivi del progetto? Ovviamente salute e prevenzione.

Lo scopo di questo progetto è quello di fornire un adeguato livello d’informazione sessuale per poter abbattere ogni tabù, ogni luogo comune, ogni retaggio discriminatorio e ogni falso pudore nel parlare della vagina.

”È una parte del corpo che bisogna omaggiare!”, sottolinea la fondatrice.

Per questo la Schechter ha indetto come prima mostra la “Muff Busters: Vagina Myths and How to Fight Them”, che avrà appunto il compito di sfatare ogni stigma legato all’apparato sessuale femminile.

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Dati statistici alla mano.

Molte donne ancora oggi sono infatti imbarazzate nel parlare della vagina.

Secondo il Ministero della Salute, il 26,7% delle donne tra i 25 e i 29 anni, non si sottopone con il Pap-Test allo screening per il cancro al collo dell’utero solo per vergogna!

Un’altra ricerca, svolta dell’istituto Eve Appeal, rivela che il 65% delle donne tra i 16 e il 25 anni, in presenza del loro ginecologo, non riesca a nominare le proprie parti genitali usando “vagina” o “vulva”, ma opti in alternativa per dei soprannomi!

Libresse, un marchio internazionale di prodotti per l‘igiene intima femminile di proprietà dell’azienda Essity, ce la fa vedere invece così… E loro, di “vagine”, se ne intendono!

Il Museo della Vagina, in collaborazione con i medici del Royal College di Ostetricia e Gin, non solo cercherà di aumentare la sensibilità sugli argomenti anatomia e salute ginecologica attraverso grafici anatomici esplicativi sul funzionamento dell’organo genitale femminile, ma offrirà anche anche un valido supporto con delle consulenze professionali alle persone transessuali (quando il corpo di una persona non corrisponde alla sua identità di genere) e a quelle intersessuali (coloro che hanno i cromosomi sessuali non definibili, né maschili né femminili).

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Attività ludico-formative.

Saranno presenti numerose altre attività: un negozio pieno di gadget a tema, serate comiche ed eventi su prenotazione quali addii al nubilato e feste per il primo ciclo mestruale, opere d’arte, esposizioni scientifiche, percorsi inclusivi di genere, proiezioni di film, etc etc…

Uno degli scopi principali sarà quello di contribuire alla lotta contro la discriminazione di genere che inevitabilmente porta alla violenza sessuale, all’omofobia o a pratiche dannose psicologicamente e fisicamente ancora in uso come la mutilazione genitale, e la più cruenta infibulazione.

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Ma anche di spostare l’attenzione in modo particolare delle famiglie che troppo spesso sono imbarazzate quando parlano ai bambini degli organi sessuali.

Tutti hanno bisogno di conoscere la vagina e non importa se “ce l’hai o no”, perché alla fine ognuno di noi vieni fuori da lì!

“Chiunque dovrebbe avere la libertà di decidere cosa fare del proprio corpo!”, è la frase su cui Florence basa la sua innovativa idea.

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